Cos’è la felicità? Una scelta coraggiosa e meravigliosa allo stesso tempo.
Troppo spesso pensiamo che la felicità sia qualcosa di esterno: un buon lavoro, una casa, una bella macchina ecc. Questa idea di felicità la rende maledettamente irraggiungibile ed il suo perseguimento diventa la frustrazione dei nostri giorni. Se, invece, mettiamo la felicità in qualcosa o qualcuno la teniamo fuori da noi e siamo destinati a soffrire quando quella cosa o quel qualcuno non sono più presenti nella nostra vita o semplicemente si allontanano.
Cosa accade, invece, se iniziamo a pensare alla felicità come qualcosa che è dentro di noi, una qualità della nostra anima? La felicità come pace interiore del nostro essere rappresenta uno stato naturale di gioia nel quale emerge la nostra vera essenza.
La felicità è, quindi, uno stato dell’essere e come tale può e deve essere considerata una nostra scelta!
Studi scientifici dimostrano che il nostro cervello è programmato per produrre “felicità”. In ogni istante, infatti, mentre noi rincorriamo pensieri, progetti, obiettivi, il cervello sta “felicitando“, ossia si sta predisponendo a creare una condizione di pienezza e di soddisfazione, che non dipende dalle circostanze esterne e non ha “scadenza” temporale. Il cervello tende all’equilibrio mantenendo sempre attive le centraline del piacere e della gratificazione, secernendo endorfine e neuro-trasmettitori, in particolare la serotonina, responsabile di uno stato di benessere e felicità.
La verità, però, è che se anche il nostro cervello è sempre predisposto a “generare felicità” passiamo le nostre giornate pieni di preoccupazioni, stati d’animo negativi, ansie ecc. a causa di una serie di convinzioni e atteggiamenti che drammaticamente ripetiamo senza porvi un freno.
Quindi, viviamo una vita infelice a causa delle nostre scelte sbagliate, delle nostre convinzioni.
Quali sono queste convinzioni?
La felicità non dipende da noi, ma dal mondo esterno. Troppo spesso giudichiamo le persone che si dicono felici con pochi averi: sciocche o illuse, ma gli sciocchi in realtà siamo noi quando siamo convinti che per essere felici dobbiamo avere un determinato lavoro, una bella casa ecc. Così sono le condizioni stesse che poniamo alla nostra felicità a renderci infelici.
Un’altra convinzione che ci relega nell’infelicità è l’idea che la “felicità” sia fatta da piccoli e rarissimi momenti così perdiamo di vista le opportunità di meravigliosa felicità che costellano una giornata “normale”.
E, ancora, vediamo la felicità come un premio che bisogna meritare. Così passiamo la vita a lottare per godere solo di brevissimi istanti di felicità che sentiamo subito minacciata. Anche questa è una convinzione sbagliata. La felicità non bisogna meritarsela, ma bisogna farle spazio.
E per concludere la felicità vista come frutto di condizioni ideali, un’utopia. Si tratta della costruzione di un mondo talmente ideale, da essere inesistente (non ci sono conflitti, delusioni, difficoltà economiche ecc.). L’infelicità, allora, è la norma che si sopporta in vista di un fine superiore, il cercare di raggiungere l’utopia. Questo è l’errore più grave che commettiamo: opporre la realtà di oggi ai sogni di domani.
La realtà e le piccole “banali” cose di cui è composta devono diventare la nostra scelta per la felicità!
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